Il significato della parola Esseno “Origine storica”

L’apparizione della parola «esseno» nella storia ufficiale risale agli scritti di Filone d’Alessandria (30 a.C. – 45 d.C.), di Plinio il vecchio (23 d.C., 79 d.C.) e di Flavio Giuseppe (38 d.C. – 95 d.C.). Più vicina a noi nel tempo, la scoperta dei manoscritti del Mar Morto sul sito di Qumran, avvenuta tra il 1947 e il 1956, ha di fatto provato l’esistenza di una comunità essena, fino ad allora restata discreta, se non segreta per poter preservare la purezza della propria tradizione e delle proprie pratiche religiose e iniziatiche. Gli esperti discutono ancora oggi sulla datazione precisa di questi testi e sulla loro attribuzione agli Esseni. D’altronde, negli anni intorno al 1950, il filosofo ed erudito Edmond Bordeaux-Szekely ebbe accesso agli Archivi segreti del Vaticano dove ebbe modo di consultare dei documenti apocrifi scritti in aramaico, oltre che ai rotoli del Mar Morto, il che gli permise di tradurre una gran quantità di antichi testi aramaici. Egli si appassionò all’insegnamento lasciato dagli Esseni e pubblicò diversi libri su questo tema, tra cui il famoso «Vangelo esseno» in quattro volumi.

ETIMOLOGIA
Nella letteratura storica e religiosa ci sono stati diversi tentativi di definire etimologicamente la parola «esseno». Per alcuni, il termine “Essaios” in greco è la traduzione di Kashai, parola egiziana e di “Chsahi”, parola ebraica, entrambe significanti «segreto» o «silenzioso». D’altronde, i simboli egiziani di luce e di verità trovano la loro traduzione greca nella parola «Essen». Altri hanno proposto una derivazione dall’aramaico “hasîn” e dall’ebraico “hasîdim”, termini traducibili con «pio». Per altri ancora, il termine «esseno» proviene dalla parola siriaca “Asaya” che significa medico. Infine, gli appellativi degli Esseni all’epoca di Gesù furono numerosi: i silenziosi, i praticanti, i guaritori, i veggenti, i santi, i perfetti, i guardiani, i servitori di Dio e così via. Perché tante definizioni e soprattutto tanto mistero? Forse perché è la caratteristica principale che definisce gli Esseni: l’amore verso Dio e verso i Misteri della vita. Se si dovesse scegliere una definizione della parola «esseno» essa potrebbe essere: «Essere un Esseno è innanzitutto uno stato d’essere naturale nell’uomo. In un antico linguaggio “Esseno “significa “essere umano”, “uomo pensato e voluto da Dio”. L’uomo vero è un Esseno. In questo stato d’essere, lo spirito e il corpo sono uniti e nutriti dal mondo divino. Lo stato d’essere esseno è quello in cui l’uomo si mantiene davanti a suo Padre e sua Madre, con tutti i suoi corpi sottili rigenerati e nutriti dal mondo divino. Quindi il termine “Esseno” non dev’essere limitato a una data epoca o a un certo popolo, ma deve piuttosto essere inteso come un’aspirazione a ritrovare la natura originale dell’uomo nato da Dio e unito a Dio.

UN OMAGGIO A ENOCH

Gli Esseni credono profondamente nell’esistenza di un lignaggio di figli di Dio (uomini, donne o popoli) che si sono incarnati sulla terra per portare la parola del Padre e della Madre. Questa filiazione o tradizione si è manifestata in tutte le epoche, in tutti i luoghi della terra, portando un messaggio e una saggezza che toccano l’umanità intera. Se oggi noi abbiamo scelto di portare il nome di “Esseni”, non è soltanto in riferimento alla comunità che ha fatto nascere e ha educato Gesù, ma è soprattutto per onorare Enoch, padre della tradizione essena, primo prete che ha ritrovato la propria origine divina e ha riaperto il cammino della ascensione verso Dio. «Hénoch camminò con Dio, poi egli sparì, perché Dio lo prese con sé.» (Genesi 5:23-24)

ENOCH, PRIMO ESSENO NEI TESTI SACRI 

Nel Vangelo Esseno tradotto dall’aramaico da Edmond Bordeaux Szekely, a partire da documenti apocrifi ritrovati negli Archivi segreti del Vaticano, è scritto: «Enoch fu il primo servitore della Legge, il primo dei guaritori, dei saggi, dei gioiosi, dei gloriosi e dei forti, il primo che vinse la malattia e la morte. Invochiamo Enoch, Maestro della vita, fondatore della nostra Fratellanza, servitore della Legge, il più giusto dei giudici, il più saggio, il più avveduto e il più glorioso di tutti gli esseri. Egli fu il primo prete, il primo lavoratore, il primo a conoscere la Parola, a insegnarla e a obbedirle. Egli rivelò ai figli della luce tutti i meravigliosi segreti della vita». Il Libro dei Giubilei precisa: «Enoch fu il primo uomo tra gli uomini che sono nati sulla terra che apprese la scrittura, la conoscenza e la saggezza e che scrisse in un libro i segni del cielo secondo l’ordine dei loro mesi, affinché gli uomini conoscessero le stagioni degli anni secondo l’ordine dei mesi…»

UNO SGUARDO VERSO UNA COMPRENSIONE ESOTERICA

Ciò che è particolarmente interessante è il fatto di guardare al senso, all’anima e allo spirito che si celano dietro alle parole. È d’altronde il senso della parola di Gesù «la lettera uccide ma lo spirito vivifica» (2 Corinzi 3:6), che ci invita a vedere ciò che si trova dietro le apparenze: tutto questo è una caratteristica propria di una scuola esoterica. È fondamentale interessarsi all’origine delle parole perché esse possono rivelarci la loro sorgente comune. Per esempio, “Enoch” significa “iniziato” in ebraico; inoltre è, nella sua formulazione originale, Anoki, Anouki che questa parola si ritrova nella Bibbia come «Anouki Adonaï» o «Anokhi Adonaï» che significa «Io sono Dio, l’Eterno, Colui che è, che era e che sarà». La stessa parola presso gli egiziani è “ankh”, che significa la vita, l’eternità, l’immortalità. Ritroviamo esattamente lo stesso significato nel nome del Dio Enki, presso i Sumeri, che significa vivere, esistere e designa il Dio Creatore, la vita divinizzata. Al di là di tutto, ciò che ci deve interessare è il principio divino che si è incarnato attraverso Enoch per mostrare qualcosa all’umanità, così come il Cristo si è manifestato attraverso Gesù. I buddhisti hanno compreso molto bene questo segreto, perché il Buddha non designa un uomo in particolare ma lo stato d’essere dell’uomo che si è risvegliato alle leggi dell’universo e degli Dei. Allora, con uno spirito comune, Buddha, Cristo, Enoch, Ankh, Enki, Esseno sono tutte la stessa parola che rivela lo stesso principio divino originale: quello della vita cosciente e unita a Dio, quello dello studio e della conoscenza delle leggi della vita; quello dell’uomo che è tornato a vivere con suo Padre e sua Madre e che può dire «Io sono Dio», «Mio Padre e io siamo uno». Essere esseno significa «essere» nel senso divino e originale del termine e anche «imparare a essere» e il suo suffisso, “ne”, “nien”, “nia” designa la conoscenza, lo studio, come la parola gnosi.

Essere esseno significa studiare la vita fino a entrare nella conoscenza delle sue leggi e vivere in unione perfetta con essa. Significa ritrovare l’essenza, la quintessenza di Dio, l’essere divino nell’uomo e nella vita (su questo argomento vedere anche la pagina “Cos’è un esseno”).

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